Barman a New York: la storia di Renato

bartender in Australia
Barman a New York
Renato Tonelli, Bartender a New York

Tra tutte le persone che sono passate per la MIXOLOGY Academy, forse Renato è quello che ho visto evolvere di più.

Italo americano e pieno di buoni propositi, Renato è venuto a fare l'università in Italia e come tanti ragazzi voleva un lavoro con cui pagarsi gli studi e che gli permettesse di continuare a frequentare le lezioni e studiare.

Ovviamente ha pensato subito al mondo della notte e tutto è iniziato in un bar a Campo dei Fiori a Roma, dove si è offerto di lavorare gratis come barman, in cambio di formazione.

Certo, all'epoca non era il grande bartender che forse hai avuto la fortuna di conoscere e il modo migliore che gli è venuto in mente per formarsi è stato offrire manovalanza gratuita.

Non proprio il massimo, visto che il suo capo ne ha approfittato per qualche mese, ma così facendo ha mosso i suoi primi passi e ha iniziato ad amare il mondo del bartending.

All'epoca ancora non ci conoscevamo e, una volta finiti gli studi, Renato si è spostato di nuovo, facendo il barman a New York e a Bruxelles, con l'intento di crescere come professionista, ma continuando a sognare la città che lo aveva accolto e coccolato per 4 lunghi anni.

Ecco perché dopo poco ha deciso di tornare a Roma, la sua seconda casa.

Ed è proprio durante questa nuova avventura nella capitale che Renato varca le porte della MIXOLOGY Academy, dove ha scelto il corso da Global Bartender che gli ha dato il boost che serviva alla sua carriera.

Lui stesso dice che in Accademia ha ricevuto gli strumenti per costruire una carriera seria come barman e noi ci siamo accorti subito del suo potenziale, ecco perché gli abbiamo proposto di diventare trainer.

Ora, una cosa che ho sempre percepito è che Renato è un'anima in fermento, che non riesce a stare ferma in un posto, ha bisogno di stimoli e di mettersi in gioco continuamente.

Per riassumere si può dire che ha sempre avuto bisogno di crescere.

Ecco perché quando mi ha detto che sarebbe partito di nuovo non mi ha stupito molto.

Il suo desiderio di viaggiare e di evolvere era sacrosanto e l'ho appoggiato, strappandogli la promessa di continuare a collaborare con noi, ovviamente.

Barman a New york

Quello che ha sempre entusiasmato Renato è l'idea che come barman poteva lavorare in tutto il mondo ed effettivamente credo sia uno dei punti di forza di questo mestiere, sei d'accordo?

Proprio per questo non si è mai fermato e ha continuato a formarsi come professionista, perché questo gli permetteva di muoversi, di cambiare città e di trovare lavoro più facilmente.

Una volta che ha capito di avere un animo girovago e il lavoro giusto per farlo, ha aperto la cartina del mondo per scegliere la sua meta. E forse per la lontananza, forse per una fascinazione per i paesaggi incontaminati, Renato ha deciso di andare a fare il Barman in Australia (come ha fatto anche Samuela che abbiamo intervistato qualche settimana fa).

Passati i due anni in Australia, Renato era convinto di tornare a Roma da noi, ma una volta scoppiata la pandemia, la scelta più giusta per lui e sua moglie Azzurra era New York.

Renato racconta che al suo rientro, ha trovato la grande mela completamente diversa da come la ricordava.

C'erano tanti locali chiusi, colpiti da questa violenta crisi che li ha portati alla banca rotta, ma gli altri, seppur sofferenti, avevano trovato un modo per fronteggiare la situazione difficile. Inventandosi nuove soluzioni, strategie e strumenti.

Quello che è successo infatti, ha fatto in modo che la città cambiasse e non solo nell'ambito del bartending.

Per prima cosa, durante la pandemia i locali potevano aprire anche sulla strada e - come in Italia - hanno avuto la possibilità di allargarsi negli spazi esterni. Ma non è stato solo questo, con il blocco delle strade e delle macchine, le persone hanno comprato meno automobili e hanno cominciato a muoversi in bicicletta o a piedi, favorendo di fatto un mondo più attento alla sostenibilità, che Renato sostiene e abbraccia da sempre.

Una volta arrivato a New York è stato molto facile trovare lavoro. Per prima cosa grazie alla sua esperienza e agli attestati che si era guadagnato nelle nostre aule, ma anche perché avendoci già lavorato, aveva contatti a cui rivolgersi.

E infatti proprio il suo ex datore di lavoro gli ha offerto un posto come barman a Brooklyn da Evelina (di cui abbiamo parlato anche su Bar Wars).

bartender a brooklyn
Evelina - Brooklyn

Il locale si era fin da subito adattato alla nuova situazione globale: erano stati fatti investimenti sullo spazio esterno, come ad esempio il posizionamento di caldaie molto potenti che potessero rendere utilizzabile il dehor anche in inverno.

Ma il proprietario di Evelina non si è di certo fermato qui. Un altro grande investimento è stato fatto anche nel Cocktail Delivery. E devo dire in un modo molto divertente e ingegnoso, Evelina infatti, consegna cocktail in lattina, grazie a un'azienda che gli ha venduto i macchinari per imbottigliare e permettendogli così non solo di continuare a lavorare, ma anche di crescere.

Renato infatti mi ha detto che durante i mesi del lockdown Evelina ha incassato più di quello che guadagnavano nello stesso periodo l'anno precedente, pre-pandemia.

Ovviamente con uno strumento così potente in mano, sono diventati imbattibili e non hanno nessuna intenzione di fare passi indietro su questo servizio che ha generato più introiti e gli ha permesso di ampliare anche il personale.

In Italia si è parlato tanto della legalità o meno di fare cocktail delivery e per fortuna, dopo tanto dibattere si è capito che era legale e fruttuoso - con le giuste accortezze - e noi come MIXOLOGY Academy abbiamo costruito un corso ad hoc per aiutare i locali a capire come fare pre-batch e e cocktail sottovuoto nel modo migliore senza che il drink perdesse di qualità.

La pandemia ora è finita e i locali che sono sopravvissuti si sono ritrovati con un grande regalo: più spazio per accogliere i clienti, più dipendenti e sicuramente più lavoro.

E Renato è contentissimo perché oltre a fare il Barman, ha deciso anche di sviluppare e allargare un'altra delle sue passioni, ovvero l'insegnamento. Per questo ha iniziato il progetto Sustainable Bartending, dove insegna ad altri barman ricette che prevedono l'utilizzo gli scarti che spesso si trovano dietro al bancone.

Ad esempio i gambi di menta o le bucce dell'ananas, scorze di lime e limoni, questo perché come barman sa quanto scarto viene buttato e quante cose invece si possono fare con le giuste tecniche. Se sei curioso ti lascio qui il link del suo corso in vendita su PRO BAR.

E tu dirai: e come ha fatto a fare il barman e a dedicarsi contemporaneamente a un progetto del genere?

La risposta è semplice, Renato lavora part-time, il che vuol dire guadagnare un po' meno e magari non avere l'assicurazione sanitaria compresa nel contratto (che normalmente viene offerta in locali dove poi finisci per lavorare 40-45 ore a settimana), ma avere più tempo per sé, per sua moglie e per i suoi sogni.

Ed è una bella differenza da quando lavorava in Italia più di 60 ore a settimana per riuscire a pagare tutto le spese e a mettersi via qualche soldo.

Oggi tra mance e stipendio Renato ha una vita serena, sostenibile e fa un lavoro che lo appassiona.

Per approfondire la storia di Renato, il mondo del Sustainable Bartending e soprattutto capire come fare se deciderai di andare a fare il barman a New York, ti lascio qui l'intervista completa.

Crescere e aiutare gli altri a crescere,

Ilias Contreas

Cofondatore di MIXOLOGY Academy

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