Lavorare a New York come Barman

Lavorare a New York

Lavorare a New York come Barman

Avevo solo 3 anni quando, seduto sulle spalle di mio padre con il naso rivolto all’insù, ho ammirato per la prima volta i grattacieli della “Grande Mela”, innamorandomene. Ricordo come se fosse ieri la sensazione di stupore e meraviglia e come tutti i bambini chiedevo: “Perché sono così alti papà?”

Non abbiamo tante memorie della nostra infanzia, ma quell’attimo è impresso in modo indelebile nella mia mente.

Da allora sono passati tanti anni e nel tempo ho avuto modo di tornare a New York più e più volte sia per vacanza che per studio, covando neanche troppo velatamente il sogno di andarci a vivere, prima o poi. Rispetto a quando ero ragazzo le mie priorità sono cambiate parecchio e, non a caso, adesso mi ritrovo stabilmente in una giungla tropicale che ben poco ha a che fare con una metropoli moderna come New York, ma ciò non toglie che ci sia un legame ancora fortissimo con quella città.

Perché New York è uno di quei posti che non devi semplicemente visitare da turista, è un “Melting Pot” in cui ti devi immergere per imparare a conoscerne tutti i segreti.

E’ una città davvero UNICA. Puoi stare semplicemente seduto su una panchina in mezzo al marciapiede e passarci qualche ora “divertendoti”. Sì, perché incontrerai persone e vedrai cose che nella loro bellezza ti faranno sorridere e amare la vita.

Passeggiare per le varie Street ad Avenue, osservando l’orizzonte a perdita d’occhio in fondo alla sfilza di palazzi messi tutti in fila, con le luci che riflettono sulle immense pareti specchiate, per poi ritrovarti nel bel mezzo di Central Park, un polmone verde proprio al centro di Manhattan così come le tante piccole-grandi aree verdi che sbucano in mezzo ai grattacieli, godersi il profumo del mare dalle rive dell’Hudson con la vista sui grandi ponti che hanno reso famoso questo posto, entrare in un Jazz Club per ascoltare dei mostri sacri improvvisare la musica più coinvolgente di sempre con un cocktail in mano… Sono solo alcuni dei flash che mi tornano alla mente ripensando alla “mia” New York.

Insomma, non so se ti è chiaro, ma New York è una delle mie città del cuore e sono certo che se ti fiderai di me e ci andrai sul serio, ti renderai conto da solo di ciò che sto dicendo.

Per cui, se mi chiedi se vale la pena tentare un’esperienza pofessionale e di vita all’ombra della Statua della Libertà, dell’Empire State Building o del One World Trade Center, la risposta è: ASSOLUTAMENTE SI’.

Anzi, se hai la possibilità di partire, allora DEVI FARLO.

Perché è una città capace di offrire qualcosa che forse nessun altro posto al mondo può dare: la speranza che davvero tutto può realizzarsi.  L’intramonabile sogno americano.

Come si fa a lavorare a New York?

Partiamo da questo presupposto: per lavorare a New York come barman hai bisogno di un visto o della Green Card, che è un vero e proprio permesso di soggiorno. Questi possono essere rilasciati solo dalle autorità competenti (l’ambasciata americana o il consolato) prima di arrivare negli USA.

Come ci si impossessa di uno di questi documenti?

La Green Card è piuttosto difficile da ottenere perché concede al titolare la residenza permanente negli USA con tutti i diritti annessi, e viene da sé che non può essere “regalata” al primo che capita. Tuttavia, CHIUNQUE può partecipare ad una lotteria che ogni anno estrae 55.000 fortunati vincitori!

Sì, hai capito bene: c’è una lotteria per vincere la residenza negli Stati Uniti!

Roba da matti? Non lo so, dipende dai punti di vista, ma conosco delle persone che hanno partecipato anni fa e tutt’ora vivono lì, quindi niente fuffa.

Se ti va di provarci, puoi iscriverti dal bottone qui sotto e tentare la fortuna – nel caso, ti faccio il mio in bocca al lupo! Tieni presente che la lotteria non è sempre attiva ma va a periodi, per cui non è detto che in questo momento accettino nuove candidature.

visti e permessi di lavoro

Per un classico visto di lavoro, invece, hai bisogno di un’azienda che si trova negli USA e che sia disposta a sponsorizzarti. Questo significa che quando fai domanda per un lavoro negli Stati Uniti, l’azienda deve supportare la tua richiesta per il visto per New York: tradotto, dovresti farti assumere PRIMA di partire oltreoceano. Puoi farti assumere a distanza, o in caso estremo andare una prima volta con un visto turistico o di studio per stringere rapporti con il datore di lavoro, per poi tornare in Italia e avviare la pratica di visto di lavoro.

Mi rendo conto che questa ultima opzione è un po’ complessa, ma esiste un’altra via molto più semplice di cui ti ho già parlato nella Guida per lavorare a Miami e in Florida come barman.

Nicholas, un nostro allievo che vive lì da anni, ha personalmente sperimentato il visto per studio-lavoro di cui esistono diversi modelli. Il concetto che sta alla base di questi visti è che, in quanto studente negli USA, hai il diritto di lavorare per un certo numero di ore settimanali. Dopodiché, molto spesso succede che il monte ore “ufficiale” viene integrato con un monte ore “ufficioso” che permette a te di arrotondare parecchio lo stipendio e al datore di lavoro di risparmiare un po’ di tasse.

Alcuni di questi visti sono limitanti in merito al tipo di mansione che puoi svolgere (modello M1), mentre altri hanno dei requisiti più elevati dal punto di vista delle strutture in cui devi risultare registrato come corsista, ma in cambio ti permettono di essere assunto anche nel settore del turismo (modello J1).

Per approfondire il discorso senza lasciare nulla al caso, ti lascio il link alla pagina ufficiale dell’Ambasciata degli Stati Uniti d’America in Italia.

Quanto si guadagna a new york come barman?

Se hai una mezza idea di andare a lavorare a New York, però, devi muoverti subito perché ne vale DAVVERO la pena… E lo sai perché?

Adesso ci arrivo.

Giusto l’altro ieri, prima di mettermi al lavoro sulla guida che stai leggendo adesso, ho chiacchierato al telefono per un’ora e mezza con Renato Tonelli.

Forse lo conoscerai in quanto vincitore come miglior bartender della World Class by Diageo 2023 degli Stati Uniti (oltre ad essere entrato nella Top 10 della finalissima mondiale), ma devi sapere che Renato è stato prima corsista, poi Trainer e ora collaboratore della MIXOLOGY Academy a distanza direttamente da… New York!

Renato in quell’occasione mi ha raccontato che a New York una buona fetta dei locali e dei cocktail bar sono delle vere e proprio catene. Quindi non parliamo – anche se ovviamente non mancano – di baretti a gestione famigliare, ma di vere e proprie aziende strutturate dove ognuno ha il suo ruolo e il suo stipendio.

E a proposito di stipendi, c’è da dire che a dispetto delle aspettative, in realtà, non sono granché. Anche Renato, infatti, fino a qualche tempo fa lavorava in un locale a Brooklyn in cui guadagnava solamente 10 dollari l’ora.

E tu, per prendermi un po’ in giro, mi dirai: “non saranno troppi?”

Il trucco è che in aggiunta ad uno stipendio non esaltante, Renato prendeva tra i 200 e i 400 dollari di mancia AL GIORNO.

Dico prendeva perché dopo quell’esperienza è entrato da Dante (New York), per tantissimi anni tra i primi 100 cocktail bar del mondo, e in più ne frattempo ha vinto una competizione per barman di livello internazionale, per cui il suo caché è decisamente aumentato!

Un “pochino meglio”, non trovi? 🙂

Non so quanto tu ci sappia fare con la matematica, ma questo vuol dire che lo stipendio medio mensile va dai 4000 ai 5000 dollari per un full time in un locale nella media. E parliamo di cifre nette da cui sono già state tolte le tasse!

Poi è chiaro che più sei specializzato, più guadagnerai. Ad esempio, da Bar Manager lo stipendio fisso si alza decisamente.

A questo punto mi potresti dire:

“Sì ok, ma in America chissà quanto costa un affitto!”

A New York e in particolare a Brooklyn, dove vive Renato, un affitto di un appartamento con camera da letto, cucina, salotto e bagno costa circa 1000 dollari al mese – in questo periodo a Manhattan persino meno! -, e se togli questi 1000 dollari dal malloppone guadagnato, rimangono comunque tra i 3000 e i 4000 dollari per tutto il resto. Quindi, con una sola settimana di lavoro, già ti saresti pagato l’affitto mensile!

Per quanto riguarda l’assicurazione sanitaria, è necessario ovviamente farne una e la scelta del tipo è molto personale. Ma la cosa figa è che spesso è una spesa che si assume il tuo datore di lavoro, che non sarebbe affatto male! Altrimenti puoi optare per una delle tante assicurazioni internazionali che:

  • di base non sono molto costose;
  • ti coprono in qualsiasi parte del mondo andrai;
  • e che potrai interrompere in qualsiasi momento.

Insomma, non so tu che ne pensi, ma a me sembra una prospettiva niente male!

Sustainable Bartending – Miscelazione Sostenibile

Parallelamente al suo lavoro come barman a New York, Renato da diversi anni sta portando avanti un progetto imprenditoriale che ammiro molto sia come professionista che a livello puramente personale.

Attraverso il suo brand Sustainable Bartender, infatti, Renato insegna a riciclare in maniera creativa ogni parte delle materie prime utilizzate in miscelazione, così da ottenere sciroppi, bitter o garnish assurde..!

Tra l’altro quella del bartending sostenibile è una moda che è già esplosa in America, ma che sta arrivando anche qui da noi (come sempre in ritardo), ecco perché ne ho subito approfittato e ho chiesto a Renato di registrare una Masterclass online anche per te – in italiano, per la cronaca -, permettendoti di rimanere sempre sul pezzo e un passo avanti rispetto agli altri bartender!

Una filosofia sostenibile non è solo una cosa “etica” che fa bene al pianeta, ma si tratta di puro risparmio: se tu trasformi uno spreco in qualcosa che puoi riutilizzare e quindi rivendere, significa che dovrai comprare di meno e, come locale, potrai guadagnare di più.

Dopo tutto quello che è successo e la crisi economica che ha colpito tutto il mondo, pratiche come quelle che insegna Renato sono fondamentali per aiutare a rilanciare i locali minimizzando qualsiasi spreco e ottimizzando gli utili.

Un bartender con queste capacità sarà indubbiamente una risorsa molto più preziosa per i locali che vorranno rilanciarsi non appena saranno terminate le restrizioni anche in Italia.

E poi, come potrai vedere se parteciperai al Corso sul Bartending Sostenibile, le tecniche di miscelazione e trasformazione delle materie prime che insegna Renato sono semplicemente assurde, roba da vero alchimista!

E quindi com’è fare il barman a New York?

L’intervista a Renato Tonelli

Ti lascio con il link alla video intervista integrale fatta a Renato Tonelli. Tieni presente che era l’inizio del 2021, quindi in un periodo abbastanza burrascoso a livello mondiale, ma trovo che molte delle cose uscite da questa chiacchierata siano estremamente interessanti e di attualità anche oggi, come l’evoluzione della carriera di Renato (che ancora non lavorava da Dante e non aveva vinto le World Class), così come l’aver affrontato quegli anni complessi a livello lavorativo attraverso il cocktail delivery e l’impegno per far crescere il suo personal brand. Magari fammi sapere nei commenti se ti sarà piaciuta l’intervista! 😉

GUARDA IL VIDEO

“Crescere e aiutare gli altri a crescere, sempre.”

Ilias Contreas

P.S. Se pensi che New York non sia il posto più adatto a te in questo momento, allora dai un’occhiata agli altri paesi presenti nella nostra Guida Interattiva sul Lavoro per Barman all’estero

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